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Da mosche bianche, "una specie di riserva indiana", in Italia le donne urologo sono diventate un esercito in continua crescita. Che fra le nuove leve ha già affiancato i colleghi maschi e procede a passo spedito verso il sorpasso. A parlarne con l'AdnKronos Salute sono Donata Villari e Maria Teresa Filocamo, professione urologhe, in occasione dell'88esimo Congresso nazionale Siu (Società italiana di urologia) in corso a Riccione.
"Anche nella nostra professione servono politiche mirate per valorizzare le donne e spingere in alto l'eccellenza", chiedono le esperte. "Un censimento degli urologi italiani è in corso - spiegano - ma possiamo calcolare che su oltre 4 mila specialisti attivi in Italia, le donne sono ormai il 10%. Circa 400. E chi dice che i pazienti maschi con noi sono in imbarazzo", cavalca "un vecchio pregiudizio che spesso è anche dei nostri colleghi".
Zoomando sui giovani la quota rosa sale: "Sappiamo bene che le studentesse in Medicina hanno doppiato i maschi - sottolinea Villari, Struttura organizzativa dipartimentale Urologia II-Azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze - e anche in specialità un tempo prettamente maschili, come appunto l'urologia, il trend è lo stesso e la presenza femminile inizia a essere preponderante. In media, su 4 nuovi ingressi all'anno in una Scuola di specializzazione, uno o 2 studenti sono donne".
(AdnKronos Salute) - I numeri cambiano a seconda delle diverse realtà, precisa Villari. "Alcune sono storicamente più attrattive per le donne - come Firenze, Perugia o Forlì - altre invece sono ancora respingenti. Dipende anche dal tipo di mentoring che si fa nelle università". Il messaggio delle urologhe è che "si fa eccellenza se si fa buona didattica, cioè se l'università capisce che servono politiche in grado di innalzare la qualità e promuovere l'eccellenza. Politiche che, per le donne, devono essere mirate".
"L'esperienza ci insegna che negli ospedali in cui a capo di un'eccellenza c'è un urologo donna, questa riesce a essere ugualmente attrattiva per i pazienti del territorio", precisa Filocamo dell'Asl Cuneo 1, coordinatrice del Comitato italiano femminile di urologia (Cifu) che proprio all'avanzata femminile dedica il suo Congresso nazionale 2015 'Urology: women in progress' (Firenze, 4-5 dicembre). "La qualità è riconosciuta, apprezzata e cercata in quanto tale", assicura, indipendentemente dal colore 'rosa' o 'azzurro' del camice.
"Forse - osserva l'esperta - qualche pudore da parte dei pazienti uomini resiste ancora nel parlare della propria vulnerabilità sul fronte sessuale". Ma "l'urologia non è soltanto andrologia - evidenzia Villari - E' anche e soprattutto molto altro: è chirurgia, oncologia, urologia funzionale e quindi lotta ai disturbi del pavimento pelvico e all'incontinenza urinaria, un problema che interessa milioni di persone, in stragrande maggioranza donne". Non solo: "Sono state proprio le urologhe, in particolare la dottoressa Filocamo - conclude la specialista - a validare per l'Italia il primo questionario sui disturbi sessuali femminili". Per un'urologia sempre più donna, attenta alle donne.